martedì 28 aprile 2009

Tommaso Bellio

Tommaso Bellio mat.266619


L’Architettura è da sempre legata al suo tempo.
Il mondo è in continua evoluzione, in ogni istante nasce qualcosa di nuovo. E’ curioso pensare però a come la velocità di “mutamento” sia cambiata. Una decina di anni nel MedioEvo non rappresentavano che una frazione infinitesimale del tempo, ma se proviamo a pensare ad oggi, ci rendiamo conto di quanto siano ora divenuti lunghi quei dieci anni. La tecnologia si evolve di anno in anno con grande rapidità quindi in quel lasso di tempo noi avremo superato di gran lunga la tecnologia odierna, questo è lo standard di evoluzione attuale, uno standard impensabile nel passato. Ma che cosa è a determinarlo?
Io credo che esso sia il risultato della velocità con cui si scambiano le informazioni.
L’informazione è la chiave dell’epoca in cui viviamo e l’elettronica ne è lo strumento principale. L’informazione è la materia prima dell’era attuale, la condizione preliminare e basilare per la programmazione, la progettazione e la gestione degli edifici.
“Gli edifici di oggi devono gran parte del loro valore agli impianti, alle attrezzature, alla comunicazione ed alla tecnologia anziché ai materiali con cui sono costruiti. I valori materiali sono progressivamente sostituiti da elementi immateriali come i data base, cioè gli schemi di organizzazione dei dati” (Schmitt, 1998).
L’importanza dell’informazione rispetto ai materiali tangibili è in continua crescita. Il carattere virtuale del nostro ambiente assumerà una sempre maggiore importanza, ma nello stesso tempo l’architettura assumerà un valore di permanenza, di costante fisica nel corso del tempo.
Se Sigfried Giedion nel 1941 definì il tempo come la quarta dimensione dell’architettura, oggi l’informazione dovrebbe essere considerata come la quinta (Schmitt, 1998).
“Il tempo lineare è azzerato dalla tecnologia che ha introdotto le modalità temporali della simultaneità e dell’istantaneità proprie della risposta digitale” (Perbellini, Pongratz, 2000).
Il tempo, la velocità, il movimento, i flussi, il rumore, il transito sono alcuni degli elementi che influenzano i nuovi architetti, più che le implicazioni geografiche.
“C’è la tendenza ad andare oltre ogni senso di località, a sentirsi parte di un luogo senza limiti, a lavorare al di là dei confini” (Perbellini, Pongratz, 2000).
La nuova infrastruttura di quest’era è dunque costituita da Internet, il sistema di comunicazione globale, preziosa fonte di informazioni anche per gli architetti.
Internet ridefinisce infatti la nozione di spazio, sia perché ci permette di esplorare virtualmente spazi esistenti nel mondo rappresentati in un sito, sia perché permette di rappresentare le costruzioni in più dimensioni. Lo spazio architettonico tradizionale è così integrato anche da uno spazio virtuale.
Ma quali ripercussioni ha il repentino mutamento della concezione dello spazio sull’architettura? Quella architettura che, da sempre, è stata la disciplina artistica che ha studiato la composizione e la costruzione di possibili spazi di relazione tra gli esseri viventi (la “piazza” per le relazioni pubbliche, la “chiesa” per quelle religiose, la “casa” per quelle familiari).
Ora si dispone, improvvisamente, di un nuovo spazio dedicato alla relazionalità tra umani: Internet pare essere principalmente il più potente strumento di comunicazione di cui l’uomo contemporaneo è dotato. Uno strumento-spazio fatto di un nuovo alfabeto che, ridotto ad una unica entità, acceso o spento, on/off, zero/uno, riesce a costruire parole e frasi nuove, fatte di testi, immagini, suoni ospitati in spazi virtuali, appunto. I testi, le immagini ed i suoni sono ben noti, gli spazi virtuali ancora no, ma si incomincia ad intuire che è e sarà compito degli architetti indagarne strutture profonde e possibilità di costruzione.
Si sta entrando in un nuovo telaio prospettico. La prospettiva rinascimentale aveva creato una rappresentazione del mondo scientifica, geometrica, misurabile. C’era un punto di vista dal quale guardare le cose e l’Uomo stava al centro del cerchio. E’ evidente che non è più così. Ora si è già dentro ad uno spazio immersivo, che non ha punti di vista preferenziali, nel quale tutto confina con tutto il resto, dove la nostra stessa identità è messa in crisi, esplosa, delocalizzata, istantaneamente multipla.
Ogni volta che l’Uomo occidentale ha modificato la propria concezione dello spazio (dagli egiziani ai greci, attraverso il labirinto cretese, dai romani agli americani, attraverso il post-modern e, in una progressione iperbolica, incalzante ed incontenibile, dal reale al virtuale, attraverso la rete) è cambiato il modo di pensare. Cosa sta succedendo al nostro pensiero, al nostro essere uomini, ora che siamo on line?
Quello che sta accadendo nel nostro settore è comunque straordinario: tutti gli studi di architettura, anche quelli di piccole dimensioni, sono oramai definitivamente passati dal tecnigrafo al disegno elettronico assistito (Autocad, Archicad) e, visto che è diventato così semplice ed economico, si sono anche collegati alla rete; ora tramite la rete si scambiano file e disegni, si aggiornano quotidianamente, in maniera interattiva e collaborativa, consultando postazioni Internet, portali, webzine e motori di ricerca, diventando spesso anche protagonisti, prosumatori; molti tra di loro hanno incominciato ad usare software per il disegno tridimensionale; altri, ancora più illuminati ed illuminanti, incominciano a riflettere sulla architettura come membrana di interazione, non solo filtro energetico intelligente con l’ambiente, non solo nuovo abito domotico, ma anche vero e proprio supporto per la comunicazione globale, luogo di sfondamento spazio-temporale, dove i muri divengono hypersurface, interfaccia di comunicazione.
I cambiamenti introdotti nella pratica architettonica, dalla riorganizzazione degli studi di progettazione alla gestione del processo edilizio e alla progettazione in ambiente digitale dinamico, hanno permesso lo sviluppo della rivoluzione digitale in Architettura.
L’Architettura ha dunque raddoppiato il suo territorio d’azione, poiché a quello fisico se ne è aggiunto uno virtuale. In questo territorio potenzialmente illimitato, il materiale costruttivo dell’Architettura è pertanto l’informazione. Internet è il cantiere di chi costruisce nel territorio delle informazioni. Al suo interno i Social Network, come Facebook ad esempio, sono in costante e rapidissima evoluzione, presentandosi come uno dei massimi fenomeni sociali del nostro secolo. Il loro successo è in gran parte dovuto alla possibilità di espandere le proprie conoscenze e ad un sistema a catena.
Un network così creato può conferire agli architetti la possibilità di un diretto ed immediato confronto, alla base dell’architettura infatti ci sono sempre le idee, con un continuo scambio, la possibilità di comunicare con tutto il mondo in tempo reale, la possibilità di creare progetti direttamente on line con l’ausilio di teams sparsi in tutto il mondo, realizzando un abbattimento dei costi, delle barriere geografiche, degli sprechi e, perché no, forse in un futuro non troppo lontano, si smetteranno finalmente di usare supporti a 2d per la creazione di strutture tridimensionali, magari utilizzando realtà virtuali, proiezioni a 3d, si elimineremo gli studi professionali e si vedranno gli architetti girare con i loro uffici, sotto forma di portatili, sotto il braccio.
Limiti? Difficoltà? Sicuramente ce ne saranno molti, ovviamente ci sarà sempre il prete della chiesetta di campagna che si rivolgerà all’amico architetto con l’ufficio davanti casa. Nonostante Internet sia onnipresente nella nostra vita, un gran numero di persone non ne ha ancora liberamente accesso, gli architetti consolidati, inoltre, potranno fare fatica ad adattarsi ad un sistema totalmente nuovo, per quanto questo possa essere palesemente vantaggioso, come la Green Prefab..
Molti luoghi fisici saranno comunque progressivamente sostituiti dai corrispondenti luoghi virtuali, raggiungibili stando nelle proprie case e di gestione meno costosa. Le banche, le vetrine espositive, i luoghi dell’istruzione potranno diventare dei siti tridimensionali in Internet.
L’architettura fisica, in questo mare di cambiamenti, rimarrebbe l’unica costante di riferimento ed acquisterebbe un nuovo ruolo di conservazione della memoria collettiva.
Il computer quindi è il nuovo strumento architettonico, ma come ogni strumento non deve né dovrà influenzare la progettazione. L’utilizzo di matita e tecnigrafo ha sempre permesso ad ogni architetto di esprimere la propria poetica, trovando espressioni originali indipendentemente dall’uso del medesimo mezzo espressivo. Tutti i grandi maestri del passato, da Gaudì a Le Corbusier, da Mies a Wright, esprimevano le proprie idee spaziali con la matita senza che questa ne uniformasse i risultati.
Lo stesso dovrebbe accadere con il computer. Esso è solamente un mezzo espressivo che permette agli architetti di passare più facilmente dall’idea alla forma. Il mezzo non deve uniformare l’espressione formale, ma essere interpretato per soddisfare le proprie esigenze. E’ necessario conoscere a fondo le sue potenzialità per capire quali utilizzare tra le potenzialità che offre. Quindi il computer non deve influenzare l’Architettura bensì adattarvisi.


Bibliografia
Oppi Biagio, La Carta di Zurigo - Eisenman De Kerckhove Saggio, ed. testo&immagine, Torino, 2005.
Perbellini Maria Rita, Pongratz Christian, Nati con il computer, n. 71 coll. Universale di Architettura, ed. testo&immagine, Torino, 2000.
Prestinenza Puglisi Luigi, HyperArchitettura, n. 38 coll. Universale di Architettura, ed. testo&immagine, Torino, 1998.
Schmitt Gerard, Information Architecture, n. 43 coll. Universale di Architettura, ed. testo & immagine, Torino, 1998.
http://digilander.libero.it/LauraCamilla/
http://www.architecture.it/it/minotauro/default.asp
http://www.noemalab.org/sections/ideas_survey.php?IDSurvey=37

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