giovedì 30 aprile 2009

Gianluca Torresan

n. matricola 256978


Era il 1969 quando prese vita il progetto ARPAnet, un lontano antenato di quello che in seguito sarebbe diventato Internet.
Agli arbori, la rete era utilizzata solo per scopi militari e per molti anni rimase tale. Un’evoluzione significativa si ebbe solo a partire dagli anni ’90 con il cosiddetto Web 1.0 composto prevalentemente da siti web statici in cui era possibile raccogliere informazioni, usare e-mail e motori di ricerca, ma in cui non era possibile l’interazione con l’utente. Questo fatto fu un qualcosa di eccezionale per l’epoca, definito da Rita Levi di Montalcini come “la più grande invenzione del XX secolo”, ma il vero cambiamento avvenne agli inizi del XXI sec. con l’avvento del cosiddetto Web 2.0, ossia l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat,…), ed è proprio in questo ambito che nascono i social network. www.apogeonline.com/libri/88-503-1055-2/scheda
L’importanza dei social network sta nel fatto che permettono lo scambio di file, opinioni e interazione tra persone legate da un interesse comune. In rete ormai sono presenti migliaia di social network, tra i più utilizzati spicca senza dubbio Facebook (175 milioni di utenti), MySpace (81 milioni di utenti), Netlog (42 milioni di utenti), Badoo ( 13 milioni di utenti), e a seguire LinkedIn, Twitter e via via tutti gli altri.
Le reti sociali permettono di dare in tempo reale notizie importanti e in questo modo stanno facendo conoscere la rete ad una massa elevata di persona che, come sostiene il sociologo Nicholas Christokis, oggi sono più di 10 milioni gli italiani che sono iscritti ad un social network a cui dedicano almeno 30 minuti al giorno. Questo tipo di utilizzo, oltre a soddisfare un’esigenza personale, fa anche in modo che le ditte interessate ad una certa conoscenza riescano a scoprire le preferenze e le esigenze degli utenti e di produrre cosi prodotti più competitivi nel mercato. Oltre a questo aspetto puramente commerciale (che inoltre aziona una serie di frodi informatiche al fine di carpire i desideri della gente) i social network stanno mostrando una utilità benefica, ossia servono ad esempio ai medici per raccogliere informazioni sull’effetto dei farmaci per mettere appunto nuove terapie, per raccogliere fondi, ecc. ( Fonte: Focus n. 199-maggio 2009)
Tutte queste reti sociali, legano gli utenti a seconda degli interessi personali (chi li utilizza per relazionarsi, scambiarsi opinioni, foto e quant’altro con amici, chi per cercare l’anima gemella, chi per trovare/offrire lavoro,…). In ogni campo, come può essere l’architettura, questi mezzi possono rivelarsi in carburante per far decollare questo settore. Se l’architettura riesce a svilupparsi di pari passo ad Internet, potrebbe godere di numerosi vantaggi. Queste tecnologie, che ancora non sono state pienamente recepite nel campo lavorativo possono essere sfruttate per ottimizzare al meglio il tempo e il modo di lavorare. Fino ad ora l’architetto è sempre stato visto con il suo ufficio ben collocato nel territorio, che opera in un’area limitrofa al luogo di lavoro, che produce, stampa ed espone il lavoro cartaceo al committente, avvalendosi casomai di consulenze esterne di tecnici esperti con cui scambia documenti cartacei o informatici al massimo via posta elettronica. Attraverso l’uso di queste nuove tecnologie, tal modo di operare subirebbe un’evoluzione radicale. Questo non significa che tale figura dell’architetto è destinata a scomparire, perché sempre esisterà lo studio di progettazione che segue le esigenze della cittadinanza locale ma, partendo prima di tutto da chi opera su scala più ampia, è destinata a cambiare. Con l’avvento delle nuove tecnologie in concetto dell’ufficio inteso come luogo fisico verrà ampiamente rivalutato. Grazie anche ai social network ed ai sistemi che operano in maniera simile sarà possibile l’interazione tra i vari soggetti operanti nello stesso progetto anche se collocati in luoghi distanti tra loro. Sarà dunque possibile (come già in minima parte sta avvenendo) avere il sito lavorativo in un Paese ed avere tutti gli operatori del progetto provenienti da Paesi diversi. Non sarà più necessaria la presenza fisica di progettisti e calcolatori sul posto ma tramite l’interazione in rete tra i vari soggetti il progetto potrà essere aggiornato e scambiato anche tra luoghi lontani.
Un’altra funzione importante che possono avere i social network è di raggruppare gli esperti del settore in gruppi e quindi poter scegliere il miglior partner lavorativo o l’esperto competente per una determinata operazione tra migliaia di possibilità analizzando tutti i dati disponibili (feedback, esperienza, età, qualifica,…)
(Fonte: Focus n. 199-maggio 2009)
Grazie a queste innovazioni, a programmi 3D e di realtà virtuale, il committente (e tutti gli interessati) potrà vedere ed “iniziare a vivere” la nuova costruzione già prima che la sua edificazione abbia inizio, potrà decidere anticipatamente interagendo con il progettista telematicamente determinate scelte progettuali, finiture, nonché l’impatto ambientale che il manufatto avrà sull’area circostante. Ogni cosa potrà essere decisa anticipatamente vedendone già il risultato. Insomma, potrà essere visto il futuro. In questo campo, un grosso aiuto potrà arrivare dalla tecnologia wireless.
Questo termine indica i sistemi di comunicazione tra dispositivi elettronici, che non fanno uso di cavi e trasmettono principalmente attraverso onde radio. L’importanza di questo sistema è dato dal fatto che elimina tutta quella serie di cavi che obbligano l’utente a star fermo in una postazione per poter ricevere il segnale e ne permette invece la mobilità nel territorio.
Attraverso questa tecnologia è possibile inoltre la creazione di una rete locale senza fili, cosiddetta WLAN (Wireless Local Area Network), ossia tutte le reti locali di computer che non utilizzano dei collegamenti via cavo per connettere tra loro i terminali (host) di una rete. La novità sta nel fatto che, come citato poco fa, la fisicità del luogo di lavoro perde ancor più di importanza. In ogni luogo, se supportato da segnale, è possibile connettersi ad una rete e scambiare informazioni con i soggetti interessati. Un architetto può lavorare, paradossalmente, in ogni come e in ogni dove e può scambiare dati e opinioni con un soggetto che sta ad una considerevole distanza da lui.

Tale fatto è supportato dallo spopolamento sul mercato dei net-book che, a differenza dei note-book, sono di dimensioni notevolmente ridotte con la possibilità di trasportarli e di utilizzarli dovunque comodamente. Questi dispositivi contengono un chip, definito Atom, di dimensioni pari a mm. 13x14, che permette la massima miniaturizzazione dei dispositivi. Per cui, se il mercato dei net-book sta prendendo sempre più terreno, non è da escludere che presto ci troveremo in tasca dispositivi grandi come telefoni cellulari ma con la potenza e la capacità di un computer. Grazie a questa tecnologia sempre più “ergonomica”, lo studio di un architetto può semplicemente venire spostato dovunque, anche direttamente in cantiere o dove ce ne sia bisogno e può così operare in qualsiasi momento, qualunque sia la sua posizione. ( Fonte: Jack n.105 maggio 2009)
Tutte queste tecnologie citate fin d’ora produrranno l’effetto di velocizzare e ottimizzare l’organizzazione dell’intero processo di progettazione e di produzione, attraverso una maggior interazione tra i soggetti, di scegliere chi dovrà far parte del progetto in base alle necessità e alle esigenze e di scegliere su una vasta scala, e di ottimizzare infine il costo, avendo fin da subito una visione precisa del valore finale , evitando inutili sprechi grazie alla continuo aggiornamento in tempo reale di tutti i soggetti.
L’evoluzione di queste tecnologie permette di sviluppare un’altra scienza, la domotica, che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa, la sicurezza, risparmiare energia, semplificare la progettazione, la manutenzione e l’utilizzo della tecnologia, ridurre i costi di gestione. http://www.domotica.it/
Tale scienza è un’intelligenza applicata alla casa, con dei sensori autonomi, in grado di operare secondo un algoritmo impostato dall’utente sulla base delle sue abitudini ed esigenze, di comfort, energetiche, logistiche e funzionali. I campi in cui la domotica può trovare applicazione saranno su riscaldamento e raffreddamento, automazioni, illuminotecnica, sistemi di irrigazione, sicurezza, telefonia ed elettrodomestici. Questi sistemi funzioneranno in base alle esigenze dell’utente, ad esempio, per quanto riguarda il riscaldamento, mantenere la temperatura costante ed azionarsi a seconda di una programmazione, le luci si spegneranno automaticamente dove non c’è presenza umana, e stessa cosa per tutti gli altri sistemi. http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=31
Altro punto importante che viene preso in considerazione con la domotica è il costo e le spese, che vengono giocoforza messi in relazione con il problema ambientale. Solamente con l’introduzione dell’intelligenza domotica in una abitazione i costi di gestione vengono ridotti visto l’eliminazione degli sprechi. Ma inoltre, se questa tecnologia viene affiancata ad un modo di pensare e progettare ecocompatibile ecco che i costi vengono ulteriormente ridotti. Tutto questo è possibile utilizzando innovazioni che sfruttino le energie prodotte dall’ambiente, pannelli fotovoltaici che oltre a sfruttare le radiazioni solari per riscaldare permettono, attraverso il sistema “solar cooling” , anche di raffreddare, impianti di accumulo acqua, sistemi di fitodepurazione, caldaie con timer ad azionamento programmato, pannelli solari ed altre tecnologie che permettono di creare un’abitazione “off-grid”, ossia autonoma, in completa autosufficienza.
Tutto questo sarà possibile se la casa, che sfrutta l’energia ricavata dall’ambiente, tramite la domotica riesce a ridurre l’utilizzo delle risorse evitando gli sprechi e riducendo cosi i costi di gestione e l’impatto ambientale (Fonte: Wired n.3 – maggio 2009).
In Italia questa evoluzione sta avvenendo più lentamente rispetto agli altri paesi europei principalmente per due motivi:
Il motivo più importante sta nel fatto che l’Italia è sotto la media europea per quanto riguarda l’innovazione , il nostro Paese investe in ricerca e sviluppo meno della metà delle industrie europee e circa 1/3 di quelle USA.
Manca totalmente una politica a favore delle nuove tecnologie. Addirittura si cerca di andare contro la rete! In parlamento è stata presentata una proposta di legge (Disegno di Legge Levi-Prodi) approvata dal consiglio dei ministri ma non ancora approvato in forma definitiva , secondo la quale chiunque abbia un sito o un blog della registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre certificati, pagare un bollo, anche se l’informazione è senza scopi di lucro. In questo modo la politica italiana cercare di tarpare le ali alla libera informazione cercando il controllo totale anche su questa fonte.
Poi, oltre a questi problemi, c’è, a mio parere, una mentalità di fondo retrograda. Il detto, non abbandonare la strada vecchia per quella nuova, in Italia è una convinzione. Solo una piccola parte delle aziende è disposta a mettersi al passo con altri Paesi tecnologicamente più avanzati. Per il resto, la paura (o comodità) di cambiare un sistema collaudato (ma antico) fa in modo che non sia il Paese a cercare l’evoluzione ma sia quest’ultima che costringe il Paese ad avanzare.
In conclusione, il mondo tecnologico e dello sviluppo è in continua evoluzione, ma solo rimanendo al passo con esso possiamo arrivare ad un nuovo modo di pensare, costruire e progettare il futuro.

Fonti:
- Focus n. 199 - maggio 2009
- Jack n.105 - maggio 2009
- Wired n.3 - maggio 2009

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