giovedì 30 aprile 2009

Andrea Guardigli

Pensando allo sviluppo di scenari informatici nell'immediato futuro nel campo dell'architettura, sicuramente il primo campo che si prende in considerazione è la modellazione digitale 3D. Già i software attuali, parlando di prestazioni e verosimiglianza dei rendering, permettono di visualizzare con largo anticipo il progetto architettonico riuscendo a prevedere una grande gamma di variabili, come la luce, il rapporto col paesaggio urbano o naturale, i cromatismi degli interni... Dal momento che alcuni di questi rendering raggiungono già livelli tali da essere a fatica distinguibili da fotografie di elementi concreti, lo sviluppo dei software grafici dei prossimi anni punterà su molti altri aspetti, e probabilmente inizierà l'interazione tra scenari digitali e il processo di progettazione vero e proprio, da sempre più facilmente affidato agli schizzi. In parole povere, i software arriveranno a sostituire il cartaceo, oltre che per i progetti tecnici (AutoCAD) e le simulazioni, anche nel più creativo sviluppo dell'idea, quindi dell'edificio?

Da questa prospettiva la strada si fa tortuosa: essendo il digitale, per necessità, un'insieme di codici più o meno complessi, la realizzazione di un software che aiuti il progettista nella fase puramente ideativa comporterebbe una serie infinita di variabili di cui tenere conto. Banalmente: un programma informatico difficilmente potrebbe tenere conto del percorso umano, culturale, personale dell'architetto che lo usa. Terrà senz'altro conto delle norme in vigore, delle leggi fisiche e statiche, delle misure minime dei passaggi e delle superfici vetrate, ma mancherà sempre di quell'elemento aggiunto che distinse sempre Architettura e Ingegneria.

Ciò non toglie l'importanza per l'architetto di trovarsi di fronte software il più possibile intuitivi e polivalenti, che permettano in piena libertà lo sfogo delle proprie idee ed esperienze. Alcuni semplici tentativi esistono già: Sketchup, come suggerisce il nome, è un tentativo di programma di grafica 3D di discreta potenza, sebbene inferiore ad altri titoli, che permette di elaborare in poco tempo uno “schizzo” del progetto, con il vantaggio rispetto alla carta di avere uno schizzo volumetrico e percorribile. Un tentativo verso un'altra direzione è il sempre più popolare ArchiCAD, versione di CAD che utilizza una serie di “smart objects”, quindi oggetti preesistenti e variabili per una serie di parametri (muri di una certa altezza o spessore, per esempio). Si tratta qui di un tentativo inverso, infatti la semplificazione del processo progettuale passa attraverso la codificazione, la classificazione di forme predisposte: un sistema che per questo limita non poco la libertà anche solo espressiva dell'architetto.

Altro interessante sviluppo potrebbero essere i software di simulazione fisica e meccanica, allo scopo di anticipare soprattutto l'aspetto strutturale del progetto. Potrebbero dimostrarsi utili a evitare, assieme a un'efficiente regolamentazione, possibili future emergenze dovuti a sismi e altri eventi catastrofici, o anche semplicemente verificare in maniera attendibile la statica di un edificio complesso.

Entrando nell'ambito della rete, vera rivoluzione degli ultimi decenni, le interazioni con la professione di architetto diventano molteplici, e molte possono sembrare scontate: la possibilità per esempio di controllare, attraverso dispositivi wireless, il lavoro di diversi collaboratori e progettatori in tempo reale, assieme all'avanzamento di cantieri sparsi per il mondo, i contatti con i fornitori ecc. Ma andando al di là di una banale potente agenda in tempo reale, la rete può diventare nuovo terreno di confronto culturale tra architetti attraverso l'ultimo grande successo nel campo delle comunicazioni: il social network.

I siti conosciuti come social network permettono la condivisione e lo scambio immediato di informazioni da parte di un gruppo esteso e spesso pubblico di utenti. In questo momento i social network più visitati sono:

  • Facebook: inizialmente uno strumento web per ritrovare e ricontattare i vecchi compagni di studi, si è espanso a grande velocità ed è ora il s.n più visitato nel mondo. Permette un gran numero di azioni possibili, spesso preimpostate e non personalizzate (ad esempio si può commentare un elemento pubblicato da un altro utente, ma si può anche semplicemente cliccare su “mi piace” per esprimere un commento positivo: inoltre non si possono aggiungere veri e propri post nella pagina principale dell'utente, cosa presente in molti altri s.n);

  • Myspace: ebbe una grande diffusione prima di facebook, generalmente utilizzato da utenti di una fascia di età più bassa (minorenne);

  • Netlog: ha grande popolarità in Europa, e come Myspace si rivolge a un'utenza giovanile; è altamente personalizzabile (a differenza di facebook, permette all'utente di scrivere post);

  • Badoo: punta molto sulle possibilità di contatto dell'utente con il resto del mondo e sulla promozione dei suoi progetti;

  • LinkedIn: è un social network professionale, con tanto di curricula, incontri d'affari e offerte di lavoro; punta al mantenimento di contatti di carattere professionale;

  • Twitter: è un “microblog” sul quale l'utente può scrivere brevi post leggibili ai suoi contatti; punta sullo scambio veloce di informazioni (lo stesso nome significa proprio pettegolezzo)

A parte i primi passi verso un utilizzo professionale dei s.n (vedi LinkedIn), la maggior parte di essi sono legati a forme di svago e tempo libero, e solo di rado investono altri campi della esperienza quotidiana. Lo stesso facebook riesce a fatica ad andare oltre lo spessore di un banale gioco di ruolo, per cui il contatto con amici e conoscenti lontani si perde dentro migliaia di quiz e applicazioni. Al di là di questo sempre più evidente limite di fb, sarebbe impensabile un social network simil-facebook con migliaia di architetti che condividono idee: non adempirebbe appieno allo scopo di condivisione di esperienze e informazioni, che mai si potranno ridurre alle (massimo) sei opzioni di un quiz.

Ancora una volta, emerge sempre più chiaramente l'importanza di una certa libertà di movimento per l'architetto, all'interno di un terreno che si sta evolvendo invece verso la schematicità. Questo è il punto di rottura che più di ogni altro getta molti dubbi sugli scenari futuri, non tanto sull'effettiva ricerca sul campo dei social network, quanto sulla direzione che questa ricerca prenderà.

Un altro ostacolo a una seria ricerca di programmazione su questi temi è l'effettiva arretratezza informatica del nostro Paese. Oltre alla mancanza in troppe zone di una rete di connessione veloce più altri problemi tecnici, pare che la mentalità sia l'ostacolo maggiore: Internet non viene usato come nelle altre nazioni dell'Ue, pare che il suo utilizzo sia addirittura in calo (il Giornale, 2-12-2008). Occorre fare attenzione a non cadere in facili quanto pericolose estremizzazioni: sia tradizionaliste, per cui tutto ciò che viene dall'uso del web non è educativo alla formazione della persona, sia positiviste, per cui tutto il progresso è un indiscusso e dogmatico bene che l'uomo ha il dovere di perseguire. Più oggettivamente, manca una educazione all'uso del computer, che è semplicemente uno strumento di elaborazione dei dati come il compasso e la calcolatrice. Per cui, se la stragrande maggioranza dei bambini impara ad usare il computer a casa e non a scuola, dove è vincolato alle richieste dell'insegnante, il problema consiste nel come lo usa. Compito della scuola non dovrebbe essere tanto quello di insegnare l'utilizzo tecnico del computer, quanto piuttosto a un suo uso come, appunto, strumento: non come la scatola magica in cui rinchiudersi quando il mondo fuori non è come si vorrebbe, né tantomeno come la macchina diabolica che risucchia la nostra personalità!

Possono sembrare discorsi idealizzati o semplicistici, in realtà si ripercuotono esattamente allo stesso modo in età lavorativa: e, soprattutto nell'ambito architettonico, è ultimamente forte la tentazione di considerare il computer come inutile vezzo della società contemporanea, a causa anche di una certa miopia, o meglio pigrizia, culturale e per la mancanza anche della volontà di mettersi in discussione. Più che volontà di essere parte di un processo di cambiamento, l'attitudine sembra proprio il resistere ad esso (Nicolò Ceccarelli, "Progettare nell'era digitale"). A questo si risponde spesso con una mitizzazione del digitale come nuovo e insostituibile mezzo di progettazione: la figura dell'architetto contemporaneo non è dissimile così dallo scienziato o ingegnere, mentre la genialità e la capacità immaginativa dei grandi si riduce a un puro capriccio estetico. Ad esempio, lo sviluppo della domotica, cioè della interazione di tecnologie atte a migliorare l'abitazione in sicurezza, controllo dell'ambiente, risparmio energetico e comunicazione multimediale, se da una parte indubbiamente migliora il tenore di vita delle persone può diventare una semplice e sterile vetrina per nuove tecnologie.

Credo che le nuove tecnologie siano da comprendere appieno e da migliorare, per creare nuovi scenari architettonici in cui la tecnologia non sia appena un'ostentazione delle capacità dell'uomo odierno, bensì sia al servizio ancora una volta del mondo, dell'uomo e della sua dignità.

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