giovedì 30 aprile 2009

Michela Benedetti



n.matricola 266685

L’era in cui viviamo può essere definita l’era dell’informazione e in quest’ultima l’informatica, essendo per definizione lo studio dell’informazione, ha un ruolo fondamentale e dominante. Grazie all’elettronica e all’invenzione di Internet si è riusciti a cambiare il modo di fare circolare le informazioni. Le notizie ora possono essere conosciute da tutti in tempo reale direttamente da casa e questa è una grande conquista, che può essere paragonata a quella della scrittura prima e della stampa poi. La tecnologia ha quindi azzerato il tempo lineare a favore della simultaneità (Perbellini, Pongratz). Dato che l’informazione è anche la materia prima dell’ architettura, l’evoluzione della sua diffusione non può che essere di giovamento per il lavoro dell’architetto. Quest’ultimo infatti grazie a motori di ricerca come Mace (Metadata for Architectural Content in Europe, una specie di google degli architetti se così si può definire) ha la capacità di osservare le opere (projects) dei grandi architetti costruite in tutto il mondo grazie alla visualizzazione virtuale. Inoltre grazie alla piattaforma digitale può mantenersi in contatto con i componenti del suo team di progettazione quando questi si trovano lontani da lui, dislocati in diverse parti del mondo. In questo modo nonostante le distanze è possibile lavorare al progetto senza quelle difficoltà che la lontananza prima avrebbe creato. Un altro metodo per restare in contatto con chi si trova fisicamente lontano da noi lo offrono i social network (tra i più importanti Facebook). Qui non solo si può interagire con chi già si conosce: si possono fare nuove conoscenze, d’amicizia e anche lavorative. È una piattaforma innovativa e che avrà sempre nuove opportunità da offrire, dove anche gli architetti potranno entrare in contatto con realtà diverse e con i Grandi Maestri, con i quali dialogare e a cui chiedere informazioni se questi risultano essere disponibili. Ogni grande azienda ormai punta molto sui social network, grazie ai quali può avere notizie sulle richieste di mercato e mediante i quali potrà cercare e trovare il personale specializzato da assumere per lavoro: esistono infatti anche social network professionalizzanti come XING o Linked in. Ad aumentare la possibilità di restare collegati ad Internet e quindi con il mondo intero c’è la rete wireless, che trasmette le informazioni e i dati tramite onde radio a bassa frequenza (Wi-Fi) o infrarossi (IrDA). In questo modo non si è più legati ad un posto ed è possibile muoversi liberamente nel campo coperto dal segnale senza perdere la connessione: altri dispositivi che ne fanno uso sono radio, televisione, cellulari, televisione satellitare, anche le stampanti, i plotter, i mouse senza fili. Quindi l’architetto non si serve dell’informatica solo per interagire con il mondo esterno: la utilizza anche come strumento di progettazione nel vero senso della parola. Inizialmente questo era possibile solo per le grandi aziende, ma successivamente, dato l’aumento della potenza delle macchine e il successivo calo dei prezzi e l’aumento di operatori istruiti nel settore, è stato possibile portare l’informatica anche nelle unità di piccolo calibro. Così a poco a poco sembra che sempre di più il computer si stia sostituendo al tecnigrafo per la stesura di elaborati grafici(Cinzia Talamo) e sarà sempre più vicina una generazione di “paperless” architetti, che utilizzerà per tutte le fasi di progettazione il computer. Infatti, per citare una affermazione di Maria Rita Perbellini, “la matita da sola non è più…oggi lo strumento per fare architettura”.

É probabile anche che pure la fase dello schizzo non si farà più con la matita sul foglio sarà usata la tavoletta digitalizzatrice, che, se inizialmente era legata al solo ambito del disegno tecnico, grazie a apposite modifiche ora è molto versatile anche per il disegno a mano libera.

Però ancora adesso c’è, verso queste apparecchiature tecnologiche e verso l’informatica, da parte delle persone una certa diffidenza legata alla natura psicologica umana: l’uomo ha paura di perdere il controllo su questi strumenti. È un timore comunque che l’uomo ha provato di fronte a tutte le novità(es. nei confronti della stampa, che avrebbe potuto a poco a poco a far perdere la memoria), e per perdere questo timore è necessario solo aspettare che l’informatica sia totalmente interiorizzata e che entri nella vita quotidiana di tutti. Oltre a questa diffidenza, per quanto riguarda l’Italia, a limitare lo sviluppo dell’informatica entra in gioco dell’altro. Diversamente che nei Paesi come gli Stati Uniti e il Giappone, in Italia non sono presenti grandi aziende come l’IBM: ci sono solo microimprese gestite da imprenditori vecchi, poco aperti e interessati alle novità tecnologiche rispetto ai giovani. Questo motivo, aggiunto al fatto che lo stesso Stato non fornisce i contributi necessari alla ricerca e al fatto i consumatori sono relativamente indifferenti verso le novità informatiche, fa sì che l’Italia dal punto di vista tecnologico risulti indietro. Nonostante la situazione negativa italiana, l’Italia può vantare di una compagnia all’avanguardia: Collaboratorio. Quest’ultima, che ha sede presso il Parco scientifico VEGA di Venezia, cerca di riunire insieme, di fare dialogare tra loro tutti i protagonisti del progetto, dal committente all’utente dall’architetto all’ingegnere, dalle ditte produttrici di materiale alle imprese di costruzione. Collaboratorio sta ora cercando di mettere a punto GreenPrefab, con il quale si vuole innovare il processo di progettazione e costruzione, grazie all’utilizzo di tecniche digitali. Questo per poter garantire alle persone edifici e costruzioni di qualità e contemporaneamente a costi vantaggiosi, confortevoli, ecosostenibili, e “intelligenti”. A rendere la casa “intelligente” è l’utilizzo della domotica. La domotica nel futuro sarà usata sempre più su larga scala: essa rende la casa più sicura(ci sono sistemi antifurto sempre più sofisticati, collegati direttamente alla centrale operativa della polizia oltre che al telefono del proprietario dell’appartamento), più confortevole(grazie a sensori automaticamente si regola la temperatura interna della casa, scendono le tapparelle quando entra troppa luce,etc.) e meno dispendiosa(questi accorgimenti aiutano a diminuire il consumo di energia). A seconda che sia utilizzata per abitazioni o per edifici direzionali la domotica si divide in home automation e building automation e presenta caratteristiche differenti perché è molto diversa la scala presa in considerazione e di conseguenza sono diversi gli utenti che programmano e controllano il sistema. Però in generale l’edificio che presenta tecnologia avanzata è un edificio dotato di un computer centrale( simile al cervello umano) che tiene sottocontrollo tutte le funzioni svolte all’interno. Per rendere sempre più ottimali gli impianti ora si sta cercando di unificare tutte le reti che trasportano informazioni in un unico canale così da permettere ad attrezzature diverse di dialogare tra loro. Per la progettazione di un edificio tecnologico, il progettista deve collaborare con una figura specializzata nella creazione di questi impianti, l’impiantista di sistema (system integrator) e quindi l’introduzione della domotica nell’abitazione ha cambiato radicalmente il modo di fare architettura. La domotica inoltre, come le reti wireless che tra l’altro utilizza, può essere di grande aiuto alle persone disabili che, non potendosi alzare, possono monitorare gli oggetti della casa senza muoversi.

In conclusione Internet e l’informatica non cambia il lavoro dell’architetto, bensì lo arricchisce, perché permette di conoscere ciò che accade nei Paesi del mondo, le nuove tendenze, i nuovi orizzonti dell’innovazione in tempo reale senza dover fare viaggi;e permette di progettare tenendo conto della sostenibilità e dell’economia (molto importanti nella società contemporanea), senza trascurare la qualità architettonica che ogni edificio deve avere.



BIBLIOGRAFIA

Valerio Travi, Tecnologie avanzate, costruire nell’era elettronica, testo & immagine, Roma?, 2002.

Talamo Cinzia, Le nuove strade dell’inventiva progettuale, in Aa. Vv., Seminari di cultura tecnologica della progettazione, ed. CittàStudi, Milano, 1993.

Alessio Erioli, Hyperarchitettura: reale/virtuale nella progettazione architettonica, Alinea Editrice, Città di Castello (Perugia), 2005.

Nessun commento:

Posta un commento