venerdì 24 aprile 2009

Edoardo Alberti

Edoardo Alberti, matricola n. 267042
Università IUAV di Venezia
Corso di fondamenti di informatica
Prof. Maurizio Galluzzo



Una rete sociale consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari.
La versione Internet delle reti sociali, nata nel 2003 negli Stati Uniti, si è rivelato una delle forme più evolute di comunicazione in rete, ed è diventata in pochi anni un fenomeno globale in continua espansione che attualmente conta milioni di iscritti.
In particolare, i maggiori social network in uso nel 2009 sono:

- facebook, 175 milioni di utenti nel mondo e 5,5 milioni in Italia;
- myspace, 81 milioni nel mondo, 2,1 in Italia;
- netlog, 42 milioni nel mondo, 3 milioni in Italia;
- badoo, 13 milioni nel mondo, 1,5 in Italia;
- linkedin, 36 milioni nel mondo, 400 mila in Italia;
- twitter, 6 milioni nel mondo, 8.000 in Italia.

(fonte:Focus, n.199-maggio 2009)
È possibile distinguere 4 grandi filoni tematici attorno ai quali si sviluppa una rete sociale:
- le community di relazioni (Facebook, Myspace…);
- le community di interessi e passioni (Kouinup, LibraryThing…);
- le community di condivisione delle informazioni (Ehow, Learn Hub…);
- le community per il business (Linkedin, Viadeo…).

Quest’ultima categoria, definita Business Social Network (BSN), copre almeno due tipi di esperienze: quelle dei professionisti che si incontrano in Rete per stabilire contatti, condividere conoscenze e creare nuovi progetti lavorativi, e quelle delle aziende che utilizzano il social network per sperimentare nuove modalità di marketing o per migliorare il knowledge management interno.
Per restare alla prima casistica, network come Linkedin e Viadeo vengono spesso usati sia dalle persone che desiderano costruire una rete di rapporti sociali e professionali con colleghi, amici ed ex compagni di università, sia dalle aziende interessate al reclutamento di personale.
In questo senso, mentre Linkedin è più orientato alle professioni legate alla sfera della comunicazione e della tecnologia, Viadeo propone un ventaglio più ampio di profili lavorativi; in entrambi è possibile creare gruppi e stabilire contatti, cercare partner commerciali, proporre progetti, segnalare eventi. Sia Viadeo sia Linkedin sono ben piazzati nella classifica dei BSN più adoperati in Italia: il primo ha di recente siglato un contratto con il Politecnico di Milano per accogliere sotto la sua egida l’associazione degli alunni (ex studenti) di questo Ateneo, mentre alcuni utenti di Linkedin hanno dato vita a MilanIn, vera e propria community indipendente nata con l’obiettivo di permettere ai professionisti milanesi di fare rete, cercare partner per avviare nuovi business, migliorare la propria posizione lavorativa, condividere informazioni ed esperienze e creare una rete di legami che travalichi i confini della realtà virtuale.
Altri business network dedicati ai rapporti professionali stanno emergendo con forza sul Web: tra i più interessanti segnaliamo Neurona, recentemente fuso con Xing, Konnects, Advisor Garage .






Per quanto concerne la figura professionale dell’architetto, è dunque possibile delineare le varie opportunità che un BSN è in grado di offrire dal punto di vista relazionale e lavorativo:
- contatti diretti/indiretti tra professionisti di tutto il mondo;
- scambio di informazioni, documenti, progetti;
- reclutamento di team di progettazione nazionali/internazionali;
- formazione di gruppi professionali specializzati on-line;
- selezione qualitativa del professionista, in base ai feedback ricevuti;
- ricerca di partnership con real-estate, industrial supplier, building contractor;
- abbattimento dei costi di comunicazione/trasporti/viaggi;
- aggiornamenti in tempo reale con la community;
-segnalazione di eventi/esposizioni/fiere di tutto il mondo.

Ecco dunque profilarsi un nuovo modo di concepire il progetto per un architetto, molto più ampio e articolato. Come sostiene Alvaro Siza,
"l’architetto non è uno specialista: la varietà e vastità delle conoscenze che la pratica del progetto oggi comprende, la sua rapida evoluzione e progressiva complessità, in nessun modo permettono conoscenze e dominio sufficienti. L’architetto lavora con specialisti. La capacità di concatenare, utilizzare ponti tra conoscenze, creare oltre le rispettive frontiere, oltre la precarietà delle invenzioni, esige un apprendimento specifico e condizioni stimolanti. Il problema di costruire una casa non è più isolabile. Ogni unità di progetto, per la sua accertata moltiplicazione, costituisce mediazione tra interessi generali e individuali. Nella società in cui viviamo è impensabile il progetto senza dialogo, senza conflitto e incontro, senza dubbio e convinzione, alternativamente, nella conquista di simultaneità e di libertà."

I social network svolgono quindi un ruolo fondamentale nella creazione e sviluppo di queste relazioni, garanti della buona riuscita di un progetto e del successo del suo team.
Ma come si evolveranno i social network nel prossimo futuro?
L’inventore del Web Tim Berners-Lee è convinto che Internet si avvicina sempre più a essere una sorta di macro-social network (definito da lui stesso Global Giant Graph), un unico, grande spazio di aggregazione e interazione che ha come protagonisti sia gli utenti della Rete sia le informazioni, i documenti, i dati e in definitiva le idee cui viene data forma on-line: una struttura corrispondente a un grafo la cui ricchezza –espressa dal valore dei nodi, siano essi persone o topic, e dei collegamenti che li uniscono– non è stata ancora pienamente sfruttata, e forse lo sarà solo grazie all’avvento del Web semantico.
Un primo segno a questa tendenza è testimoniato dalla recente fusione di tutti i big del social network, tranne Facebook, riuniti da Google in OpenSocial con l’obiettivo di creare un nuovo standard di piattaforme di interazione.
Similmente, ma in un ambito più contestualizzato all’architettura, è in fase di definizione il progetto Archiviazione Digitalmente Interoperabile, interamente sviluppato in Italia dalla Metadistretto Digital Mediale e cofinanziato dalla Regione Veneto. Si tratta di una piattaforma di archiviazione in grado di produrre, catalogare e condividere interattivamente documenti, immagini, video, audio, disegni, modelli digitali tridimensionali. Questo sistema dovrà permettere l’interoperabilità di grandi moli di dati eterogenei e consentire il reperimento intelligente e distribuito delle informazioni archiviate. La piattaforma sarà studiata per poter integrare specifici ambienti digitali di visualizzazione, attraverso i quali suggerire nuove possibilità di aggregazione tra gli elementi esistenti a catalogo al fine di produrne di nuovi. L’intero sistema sarà sperimentato attraverso l’individuazione di una serie di user cases afferenti a diversi ambiti industriali e produttivi, che consentiranno di esplorare specifiche visioni di business.
Un altro importante progetto legato all’architettura nel Web è MACE. Di cosa si tratta? Letteralmente Metadata for Architectural Contents in Europe, è un progetto di ricerca co-finanziato dalla Commissione Europea il cui scopo è la messa a punto di strumenti di e-learning per la ricerca di contenuti per il miglioramento dell’educazione nell’ambito dell’architettura e dell’ingegneria attraverso l’integrazione e la connessione di un grande numero di contenuti provenienti da diverse repository europee. MACE ha creato strumenti innovativi che permettono agli utenti di ricercare, trovare, “taggare”, usare e discutere contenuti e materiali di architettura e ingegneria degli archivi che prima avevano un accesso limitato o erano di difficile reperibilità. Nella la fase iniziale MACE si è basato sugli archivi di alcuni progetti di ricerca europea di successo: DYNAMO, INCOM, WINDS, ARIADNE. Attualmente il progetto di ricerca sta integrando nuovi archivi e siti internet per aumentare la base dati, preconizzando la possibilità di creare un portale paneuropeo di architettura e ingegneria. Considerato che gli utenti di MACE sono distribuiti in tutta Europa, il progetto ha sviluppato un approccio multiculturale e multilinguistico che permette di cercare fra contenuti, linguisticamente diversi, usando la propria lingua. Il nuovo glossario dei termini di architettura e ingegneria è stato tradotto, al momento, in belga, inglese, italiano, olandese, spagnolo e tedesco.

Per garantire una connessione Web ed usufruire di tutte le comodità del network, si fa già da qualche anno ricorso alle tecnologie Wireless.
Inizialmente impiegate verso la fine degli anni ‘90 in ambienti prettamente pubblici come università e aeroporti, sono oggi una realtà che si sta diffondendo anche in servizi d’uso privato e aziendale e su un numero sempre maggiore di dispositivi elettronici come notebook e palmari. Le reti senza fili consentono di instaurare trasmissioni di dati tra dispositivi elettronici che non fanno uso di cavi. Questo aspetto è fondamentale nei casi in cui particolari vincoli architettonici impediscano la realizzazione dei tradizionali cablaggi. Le tecnologie per le comunicazioni senza fili sfruttano come mezzo di trasmissione i sistemi laser, la luce infrarossa e le onde radio che rappresentano ad oggi la soluzione più efficiente. Applicazioni molto diffuse di queste tecnologie sono riscontrabili in soluzioni come le rete locali WLAN, utili ad esempio per la comunicazione fra computer o dispositivi di un’azienda, oppure le reti WAN che consentono la comunicazione fra più reti locali.


Copertura WiMax Samc mondiale al 28/09/2008

L’applicazione di questa tecnologia nei processi di progettazione e produzione dell’architettura garantisce quindi al professionista:
- una connessione on-line anche in aree non servite analogicamente da una rete di cavi telefonici o fibre ottiche;
- una connessione non solo da una postazione fissa, ma anche da un notebook dotato di modem interno;
- la possibilità di accedere al Web da qualsiasi punto del pianeta (ad oggi inattuabile data la scarsa diffusione del servizo limitata ad aree circoscritte);
- una connessione stabile al Web anche durante spostamenti come viaggi in treno o aereo (in Italia purtroppo non è ancora offerto questo servizio).
Tutto questo può influenzare le abitudini dell'architetto? Certamente.
Come afferma Antonino Saggio,

"possiamo fare a meno di una sala modelli, di un laboratorio di materiali, di un archivio di brochure tecniche anche di una segretaria e perfino, se vogliamo esagerare, di una saletta riunioni. Possiamo fare un tele-conferencing stando alla scrivania con il computer che assolve mirabilmente a tutto o quasi. E siamo con Internet nel mondo."

Appare quindi sempre più chiara una relazione tra progettista e movimento: l'ufficio non è più un luogo fisico, ma attraversa un processo di digitalizzazione che consente all'architetto di operare in qualsiasi ambiente o team di lavoro col semplice ausilio di un computer e di un'efficiente rete on-line . Ecco come si presenta il futuro dell'architetto nomade.

Una delle opportunità più interessanti offerte dalla tecnologia odierna è la domotica, ovvero la possibilità di governare alcuni elementi della nostra casa attraverso sistemi elettronici automatizzati.
Chi ha la possibilità di acquistare una nuova casa in questi tempi può scegliere di predisporre l’impianto elettrico, idraulico, del riscaldamento, dell’antifurto e di irrigazione in modo da poter controllare un giorno tutti questi elementi con un sistema computerizzato. Ad esempio, si possono motorizzare le tapparelle in modo che si alzino al mattino e si abbassino di sera, oppure fare in modo che la lavatrice, il forno, la lavastoviglie vengano 'orchestrate' automaticamente in modo da non far scattare il contatore. Le tende del balcone possono ritrarsi automaticamente in presenza di forte vento, il giardino può essere irrigato secondo l’umidità del terreno e persino in base alle previsioni del tempo, così da evitare sprechi di acqua se è in arrivo pioggia certa. Le luci in casa si possono accendere con il buio, oppure la caldaia del riscaldamento può auto-regolare la propria potenza in base alla temperatura esterna ed essere avviata da remoto. Già, ma cosa vuol dire da 'remoto'? Vuol dire che se siamo in vacanza possiamo collegarci via Internet (anche con il telefono cellulare) al computer in casa e controllare che sia tutto a posto, anche con l’utilizzo di apposite telecamere. Grazie ad Internet infatti si ha la possibilità di avere un canale diretto e poco costoso con il computer che gestisce la casa. Il sistema operativo Linux è sicuramente il più appropriato per questi scopi, in quanto è molto stabile e non richiede di essere installato su macchine particolarmente potenti. Il computer con Linux inoltre non richiede nessuna licenza di utilizzo ed è più immune ai virus. Oggigiorno la domotica è ancora vista con una certa diffidenza, sia per i costi di installazione, per l’effettiva utilità ed anche per il timore di blocchi o guasti che –si teme- evolvono poi in episodi catastrofici.
Con il tempo sicuramente scenderanno i costi e salirà l’affidabilità di queste apparecchiature: assisteremo in futuro alla costruzione di case incredibilmente tecnologiche, anche grazie all’avvento della bioarchitettura ed il sempre più indispensabile risparmio energetico. Già da qualche anno questi sono divenuti infatti i principali temi di studio da parte di imprese e centri di ricerca italiani (come la Vega, principale polo informatico in Italia) i cui risultati sono già visibili ad oggi in grandi esposizioni fieristiche come il SAIE di Milano.


Ma che ruolo copre l'Italia nel campo dell'informatica e delle tecnologie digitali? Il Rapporto 2008 presentato da Assinform, disegna un'Italia che fatica ad entrare nell'era digitale, dove le idee scorrono meno rapidamente che altrove e toccano un minor numero di persone, dove l'e-commerce stenta ad affermarsi con tutte le conseguenze del caso sullo sviluppo economico e sull'ambiente.
La maggior parte dei cittadini italiani non usa Internet. Il 56 per cento non si collega, contro il 40 per cento della media europea. L'e-commerce riguarda il 2 per cento del venduto, contro l'11 per cento della media UE, e i servizi bancari on-line vengono usati dal 12 per cento della popolazione contro il 25 del dato comunitario.
Nel 1998 l’Italia spendeva in IT l'1,5 per cento del valore del PIL a fronte di una media europea del 2,3 per cento. Nel 2007 la spesa è stata dell'1,7 per cento del PIL. Questo significa che in dieci anni gli investimenti sono aumentati di 2 decimi di punto percentuale contro i 5 decimi della media europea.
A comprare maggiormente tecnologie informatiche sono banche e industria, con un incremento per quest'ultima giudicato modesto ma incoraggiante. La pubblica amministrazione centrale ha visto nel decennio 1998-2007 un aumento della spesa del 2,8 per cento (ma un -3,2 viene segnato tra il 2006 e il 2007). Diversi gli andamenti nella PA locale, in rallentamento nell'ultimo anno ma a +8 per cento nel decennio
Ad investire in IT nel decennio è stato anche il comparto delle telecomunicazioni, che ha dovuto modernizzarsi per offrire i nuovi servizi su fisso e mobile. Ma aumenta anche la spesa della distribuzione mentre è modesta tra il 1998 e il 2007 la crescita della spesa ICT nel settore dei servizi. A sorprendere gli esperti è invece la spesa ICT dei cittadini italiani, cresciuta del 10,5 per cento nell'ultimo anno.

Quali sono le cause di questa generale recessione? Principalmente:

- la mancanza di misure di investimento pubblico (l’approvvigionamento di
prodotti innovativi in fase pre-commerciale, con bandi aperti al mercato per le fasi successive);
- l’assenza di misure che attraggano i capitali privati (incentivi fiscali,
semplificazione delle procedure, facilità di accesso al capitale di rischio);
- la mancanza di un’infrastruttura economica che favorisce l’innovazione basata sulle tecnologie informatiche ed incoraggi l’imprenditorialità nel settore dell’informatica;
- la generale indifferenza delle piccole e medie industrie (vero cuore del
sistema industriale italiano), incapaci di fare progetti a lungo termine e prevedere quindi investimenti per l’informatizzazione dell’azienda.
- una popolazione sempre più anziana, incapace di relazionarsi con le nuove tecnologie;
- una scuola e un apparato formativo "non all'altezza", legati a metodi eccessivamente tradizionalisti.

Incidenza degli investimenti IT sul PIL nei principali Paesi (1998-2008)


Fonti bibliografiche:
- PCProfessionale – Luglio/Agosto 2008
- Focus n.199 – Maggio 2009
- Casabella n 10 – Ottobre 2008
- Introduzione alla Rivoluzione informatica in Architettura, Antonino Saggio - 2007





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