Università IUAV di Venezia
Corso di fondamenti di informatica
Prof. Maurizio Galluzzo

Una rete sociale consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari.
La versione Internet delle reti sociali, nata nel 2003 negli Stati Uniti, si è rivelato una delle forme più evolute di comunicazione in rete, ed è diventata in pochi anni un fenomeno globale in continua espansione che attualmente conta milioni di iscritti.
In particolare, i maggiori social network in uso nel 2009 sono:
- myspace, 81 milioni nel mondo, 2,1 in Italia;
- netlog, 42 milioni nel mondo, 3 milioni in Italia;
- badoo, 13 milioni nel mondo, 1,5 in Italia;
- linkedin, 36 milioni nel mondo, 400 mila in Italia;
- twitter, 6 milioni nel mondo, 8.000 in Italia.
(fonte:Focus, n.199-maggio 2009)
- le community di interessi e passioni (Kouinup, LibraryThing…);
- le community di condivisione delle informazioni (Ehow, Learn Hub…);
- le community per il business (Linkedin, Viadeo…).
Quest’ultima categoria, definita Business Social Network (BSN), copre almeno due tipi di esperienze: quelle dei professionisti che si incontrano in Rete per stabilire contatti, condividere conoscenze e creare nuovi progetti lavorativi, e quelle delle aziende che utilizzano il social network per sperimentare nuove modalità di marketing o per migliorare il knowledge management interno.
Per restare alla prima casistica, network come Linkedin e Viadeo vengono spesso usati sia dalle persone che desiderano costruire una rete di rapporti sociali e professionali con colleghi, amici ed ex compagni di università, sia dalle aziende interessate al reclutamento di personale.
Per quanto concerne la figura professionale dell’architetto, è dunque possibile delineare le varie opportunità che un BSN è in grado di offrire dal punto di vista relazionale e lavorativo:
- scambio di informazioni, documenti, progetti;
- reclutamento di team di progettazione nazionali/internazionali;
- formazione di gruppi professionali specializzati on-line;
- selezione qualitativa del professionista, in base ai feedback ricevuti;
- ricerca di partnership con real-estate, industrial supplier, building contractor;
- abbattimento dei costi di comunicazione/trasporti/viaggi;
- aggiornamenti in tempo reale con la community;
-segnalazione di eventi/esposizioni/fiere di tutto il mondo.
I social network svolgono quindi un ruolo fondamentale nella creazione e sviluppo di queste relazioni, garanti della buona riuscita di un progetto e del successo del suo team.
Ma come si evolveranno i social network nel prossimo futuro?
Un altro importante progetto legato all’architettura nel Web è MACE. Di cosa si tratta? Letteralmente Metadata for Architectural Contents in Europe, è un progetto di ricerca co-finanziato dalla Commissione Europea il cui scopo è la messa a punto di strumenti di e-learning per la ricerca di contenuti per il miglioramento dell’educazione nell’ambito dell’architettura e dell’ingegneria attraverso l’integrazione e la connessione di un grande numero di contenuti provenienti da diverse repository europee. MACE ha creato strumenti innovativi che permettono agli utenti di ricercare, trovare, “taggare”, usare e discutere contenuti e materiali di architettura e ingegneria degli archivi che prima avevano un accesso limitato o erano di difficile reperibilità. Nella la fase iniziale MACE si è basato sugli archivi di alcuni progetti di ricerca europea di successo: DYNAMO, INCOM, WINDS, ARIADNE. Attualmente il progetto di ricerca sta integrando nuovi archivi e siti internet per aumentare la base dati, preconizzando la possibilità di creare un portale paneuropeo di architettura e ingegneria. Considerato che gli utenti di MACE sono distribuiti in tutta Europa, il progetto ha sviluppato un approccio multiculturale e multilinguistico che permette di cercare fra contenuti, linguisticamente diversi, usando la propria lingua. Il nuovo glossario dei termini di architettura e ingegneria è stato tradotto, al momento, in belga, inglese, italiano, olandese, spagnolo e tedesco.
Per garantire una connessione Web ed usufruire di tutte le comodità del network, si fa già da qualche anno ricorso alle tecnologie Wireless.
Inizialmente impiegate verso la fine degli anni ‘90 in ambienti prettamente pubblici come università e aeroporti, sono oggi una realtà che si sta diffondendo anche in servizi d’uso privato e aziendale e su un numero sempre maggiore di dispositivi elettronici come notebook e palmari. Le reti senza fili consentono di instaurare trasmissioni di dati tra dispositivi elettronici che non fanno uso di cavi. Questo aspetto è fondamentale nei casi in cui particolari vincoli architettonici impediscano la realizzazione dei tradizionali cablaggi. Le tecnologie per le comunicazioni senza fili sfruttano come mezzo di trasmissione i sistemi laser, la luce infrarossa e le onde radio che rappresentano ad oggi la soluzione più efficiente. Applicazioni molto diffuse di queste tecnologie sono riscontrabili in soluzioni come le rete locali WLAN, utili ad esempio per la comunicazione fra computer o dispositivi di un’azienda, oppure le reti WAN che consentono la comunicazione fra più reti locali.

- una connessione non solo da una postazione fissa, ma anche da un notebook dotato di modem interno;
- la possibilità di accedere al Web da qualsiasi punto del pianeta (ad oggi inattuabile data la scarsa diffusione del servizo limitata ad aree circoscritte);
- una connessione stabile al Web anche durante spostamenti come viaggi in treno o aereo (in Italia purtroppo non è ancora offerto questo servizio).

Ma che ruolo copre l'Italia nel campo dell'informatica e delle tecnologie digitali? Il Rapporto 2008 presentato da Assinform, disegna un'Italia che fatica ad entrare nell'era digitale, dove le idee scorrono meno rapidamente che altrove e toccano un minor numero di persone, dove l'e-commerce stenta ad affermarsi con tutte le conseguenze del caso sullo sviluppo economico e sull'ambiente.
La maggior parte dei cittadini italiani non usa Internet. Il 56 per cento non si collega, contro il 40 per cento della media europea. L'e-commerce riguarda il 2 per cento del venduto, contro l'11 per cento della media UE, e i servizi bancari on-line vengono usati dal 12 per cento della popolazione contro il 25 del dato comunitario.
Nel 1998 l’Italia spendeva in IT l'1,5 per cento del valore del PIL a fronte di una media europea del 2,3 per cento. Nel 2007 la spesa è stata dell'1,7 per cento del PIL. Questo significa che in dieci anni gli investimenti sono aumentati di 2 decimi di punto percentuale contro i 5 decimi della media europea.
A comprare maggiormente tecnologie informatiche sono banche e industria, con un incremento per quest'ultima giudicato modesto ma incoraggiante. La pubblica amministrazione centrale ha visto nel decennio 1998-2007 un aumento della spesa del 2,8 per cento (ma un -3,2 viene segnato tra il 2006 e il 2007). Diversi gli andamenti nella PA locale, in rallentamento nell'ultimo anno ma a +8 per cento nel decennio
Ad investire in IT nel decennio è stato anche il comparto delle telecomunicazioni, che ha dovuto modernizzarsi per offrire i nuovi servizi su fisso e mobile. Ma aumenta anche la spesa della distribuzione mentre è modesta tra il 1998 e il 2007 la crescita della spesa ICT nel settore dei servizi. A sorprendere gli esperti è invece la spesa ICT dei cittadini italiani, cresciuta del 10,5 per cento nell'ultimo anno.
Quali sono le cause di questa generale recessione? Principalmente:
- la mancanza di misure di investimento pubblico (l’approvvigionamento di
prodotti innovativi in fase pre-commerciale, con bandi aperti al mercato per le fasi successive);
- l’assenza di misure che attraggano i capitali privati (incentivi fiscali,
semplificazione delle procedure, facilità di accesso al capitale di rischio);
- la mancanza di un’infrastruttura economica che favorisce l’innovazione basata sulle tecnologie informatiche ed incoraggi l’imprenditorialità nel settore dell’informatica;
- la generale indifferenza delle piccole e medie industrie (vero cuore del
sistema industriale italiano), incapaci di fare progetti a lungo termine e prevedere quindi investimenti per l’informatizzazione dell’azienda.
- una popolazione sempre più anziana, incapace di relazionarsi con le nuove tecnologie;
- una scuola e un apparato formativo "non all'altezza", legati a metodi eccessivamente tradizionalisti.
Incidenza degli investimenti IT sul PIL nei principali Paesi (1998-2008)
Fonti bibliografiche:
- PCProfessionale – Luglio/Agosto 2008
- Focus n.199 – Maggio 2009
- Casabella n 10 – Ottobre 2008
- Introduzione alla Rivoluzione informatica in Architettura, Antonino Saggio - 2007
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