mercoledì 29 aprile 2009

Francesca Naibo

Francesca Naibo matricola 266668


Le tecnologie del digitale, dei nuovi media, dell'informatica e della telematica non hanno mai costituito una moda, ma hanno portato a una vera rivoluzione con conseguenze culturali, sociali, politiche ed economiche. Molte cose sono diventate così digitali: numeri, testi, immagini, suoni, video.. Tutte vengono rappresentate digitalmente, e questo vale anche nel campo dell'architettura.

Il discorso tuttavia è un attimo più complesso: infatti in essa la scienza fornisce la tecnologia e l'arte trova il modo di applicarla al livello più alto o nel modo più impensato, ma appunto per questo nuovo. Si potrebbe dire che l'arte è il filtro critico della tecnologia e dei suoi effetti sul soggetto e sulla società. Stabilire concetti netti tra arte, scienza e architettura è un'operazione alquanto reazionaria, oltre che faticosa: le materie si compenetrano e sfumano l'una nell'altra; si possono riconoscere certamente, ma non separare nettamente considerandole indipendenti.

La realtà contemporanea sta vivendo insomma una situazione evolutiva piuttosto fluida e mutevole a causa della veloce diffusione della tecnologia nel quotidiano. Questo comporta ovviamente delle conseguenze sociali che per William Mitchell sono raggruppabili nei gruppi fenomenici di frammentazione e ricombinazione. La rete tecnologica ha infatti allentato i legami spaziali tradizionali in favore di nuovi comportamenti sociali (telefonia mobile, telelavoro, tecnologia portatile) e di spazi di incontro immateriali e interattivi (chat lines, videoconferenze). Il campo di riflessione si sposta così dall'essere al divenire.

L'informazione si pone come nuovo focolare sociale. L'informatica diventa anche il prezioso bene di scambio tra soggetti: la comunicazione si fa ibrida tra soggetti fisici e mediatici. Essa è infatti componente strutturale della società di oggi. Si sono molto diffusi negli ultimi anni i social network, vere e proprie comunità virtuali in cui le persone possono comunicare con tutto il mondo attraverso i loro profili o avatar, scambiando notizie, interessi, musica e quant'altro. Anche in ambito lavorativo possono avere una grande importanza, a volte si può trovare un'occupazione grazie a questi luoghi di incontro. Nel campo dell'architettura essi possono essere interessanti proprio nella "pubblicizzazione" della propria attività (proprio come per i tanti musicisti scoperti in rete), nello scambio di idee e/o progetti con colleghi, nel contatto più diretto col cliente e infine per una più ampia visuale su ciò che accade nel mondo così mutevole attorno a noi. I social network più importanti e usati sono Facebook, Myspace, Bebo, Friendster, Hi5, Orkut, PerfSpot, Yahoo!360, Zorpia, Netlog e Badoo. link http://social-networking-websites-review.toptenreviews.com/

La società delle informazioni nasconde anche inquietanti scenari orwelliani, ma può condurre come dicevo a forme più limpide ed estese di partecipazione. Il problema è per ciascuno il "come". Risultano molto preoccupanti le notizie delle "identità rubate" e ci si potrebbe prefigurare qualche caso di "idee rubate".

Come già accennato, la dimensione dell'informazione ha preso via via grande importanza nell'architettura, che diventa interattività, interfaccia e una nuova trasparenza. È comunque sempre nello spazio mentale dell'uomo che le esperienze di reale e virtuale si combinano.

Attraverso piccoli schemi si possono rivelare grandi idee: quelle architettoniche sono spesso complesse, quindi l'architetto deve comporre i messaggi in maniera adeguata attraverso mezzi di comunicazione adeguati; al giorno d'oggi quello più usato è il disegno digitale. Nel bilancio tra gli aspetti positivi (innovativi) e negativi (limitativi) di questo, deve convenirsi che la nuova tecnologia non sposta di molto i termini dell'antico problema: ogni rappresentazione passa attraverso un filtro tecnico che ne traduce il senso, per questo il disegno resta sempre in due dimensioni. L'architettura virtuale rischia pure di ricercare solo una forma fine a se stessa, una volontà di forma che degenera nel formalismo. C'è da dire comunque che grande è stata l'innovazione nel campo tecnologico e digitale: si pensi ai vari CAD, fotogrammetria, georeferenziazione e dem, GIS, 3D laser scan..

Ora infatti l'architettura virtuale consente di effettuare verifiche, di sperimentare e fare simulazioni e questo è assai vantaggioso per presentare a clienti e futuri visitatori progetti ancora in fase di realizzazione. Gli spazi sono parte della vita e per questo il contatto col cliente sarà sempre più diretto anche se virtuale e sicuramente si evolveranno i modi di creare architettura e di presentare progetti. Si potrà fare grande uso di ologrammi, modellazione virtuale addirittura superando il CAD, e magari gli studenti di architettura del futuro studieranno su libri cos'erano le squadre e come venivano usate un tempo!

L'evoluzione di cui sto parlando è tuttavia un "pericolo" sopravvalutato: a mio parere è una logica conseguenza del mondo in cui viviamo e non bisogna negarlo, bensì valorizzarlo e sfruttarlo. In Italia purtroppo la tendenza è a chiudersi in una campana di vetro, guardando a un passato e a una normalità che a poco a poco sta diventando sorpassata rispetto ai tempi, ma noi non ce ne accorgiamo. Nel nostro Paese è infatti poco sostenuta la ricerca nel campo informatico e di questo non ne ha ovviamente beneficio neanche l'architettura. Un chiaro esempio può essere la questione della rete wireless: un mezzo così utile e vantaggioso potrebbe essere sfruttato per quanto riguarda la progettazione in caso di collaborazioni a distanza o per un contatto più veloce con gli esecutori di un'opera. Si tratta sempre comunque di maggiore velocità di contatto e di facile reperibilità lavorativa, ovunque ci si trovi. Nella città di Milano questo è già stato attuato, mentre pallidi accenni in città molto più piccole stentano a prendere piede.

Altro esempio di come le persone possano guardar male a queste novità è la domotica: a primo impatto può sembrare una cosa esagerata, di un altro mondo. È un po' forse la stessa reazione che avranno avuto i nostri bisnonni quando per la prima volta videro un interruttore della luce. In realtà le tecnologie della domotica sono molto interessanti e costituiscono di sicuro per buona parte il futuro della progettazione: una "casa intelligente", che, oltre a svolgere azioni autonome, assecondando così la nostra ricerca di sempre maggior comodità e comfort, si pone per obiettivo il miglioramento di qualità della vita delle persone e della sicurezza, il risparmio di energia, il limitare l'inquinamento e la riduzione dei costi e della complessità di manutenzione, è di sicuro un trampolino di lancio delle tecnologie architettoniche e costruttive. link: www.domotica.it

Tutto questo molto probabilmente fra un po' di anni per noi sarà la normalità e non ci preoccuperemo di avere una sorta di maggiordomo elettronico in casa!

Quello che per ora è certo è che grazie al computer e alle tecnologie informatiche ci è permesso realizzare buona parte di quello che riusciamo a immaginare, e questo è già un bel punto di partenza.


fonti:

Erioli, Alessio. Hyperarchitettura : reale-virtuale nella progettazione architettonica / Alessio Erioli. - Firenze : Alinea, [2005]

Coppola, Carlo. Computer e creativita per l'architettura : intelligenza artificiale e sistemi formali / Carlo Coppola. - Firenze : Alinea, [2005]

Architettura e cultura digitale / a cura di Livio Sacchi e Maurizio Unali. - Milano : Skira, [2003]

Ciotti, Fabio - Roncaglia, Gino [1960- ]. Il mondo digitale : introduzione ai nuovi media / Fabio Ciotti, Gino Roncaglia. - Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 2000


Engeli, Maia. Storie digitali : poetiche della comunicazione / Maia Engeli ; prefazione di Antonino Saggio. - Torino : Testo & immagine, [1999]


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