venerdì 10 aprile 2009

Maura Rosso

Maura Rosso Matricola 267363

“oggi l'architetto è un muratore che ha studiato l'informatica e il latino”. Adolf Loos

Prevedere i futuri scenari dell’architettura richiede un notevole sforzo. Definire lo stato attuale dei rapporti che intercorrono tra architettura e tecnologia è altrettanto difficile.

Stando alle previsioni degli esperti, in futuro alcuni settori economico-professionali cresceranno, sviluppando mestieri totalmente nuovi e creando quindi opportunità flessibili per soggetti intraprendenti, creativi, adattabili, altamente qualificati, disposti a cambiare.

Tra questi settori è sicuramente annoverato il mestiere dell’architetto: a partire dall’ avvento del CAD (software che consente l'utilizzo del computer nel disegno e nella progettazione) che ha completamente cancellato l’impronta artigianale del mestiere tradizionale, l'uso di Internet e del WEB che hanno consentito di ottenere dati, informazioni, immagini, aggiornamenti in tempo reale, per proseguire con la grafica bitmap e vettoriale, e le applicazioni 2d o 3d, le procedure render (vedi immagine seguente)


fino alle animazioni (a fini pubblicitari) e ai prototipatori che permettono la costruzione del modello tridimensionale mediante apparecchiature di modellazione collegabili ai computer, l’architetto ha dovuto dimensionare o comunque modificare le sue tradizionali competenze. Forse, quando la nazione si riterrà pronta ad investire sulle tecnologie d'avanguardia, le tracce bidimensionali o tridimensionali disegnate dai sistemi CAAD potranno essere trasformatie in ologrammi percepibili a tutto tondo, di immediata comprensione e di facile lettura. I progetti ologrammati potrebbero essere condivisi e discussi, quindi sottoposti a correzione mediante dispositivi touch e successivamente inviati nei nei cantieri per la messa in opera.

Il processo di adattamento dell'architetto ai nuovi scenari non ha tregua: alla dimensione rete si aggiunge oggi una dimensione di organizzazione telematica di networking: si tratta di fornire "server" cioè magazzini di indici e dati, in grado di rispondere alle richieste di vari clienti o “browser” del Web estendendo così l'uso di applicazioni telematiche ad un pubblico più vasto. Questa procedura garantisce la divulgazione di idee e concetti in modo immediato in rete abbattendo così le frontiere nazionali e creando un sistema di cooperazione internazionale rapido e attendibile, un immenso spazio telematico in cui la mente sconfina facilmente .

I requisiti dell’architetto del ventunesimo secolo sono quindi creatività, versatilità e collaboratività; l’architetto digitale deve quindi farsi garante di un’”architettura aperta” (open source) che garantisca il dialogo in tempo reale con ingegneri, artisti, programmatori e grafici e la condivisione istantanea del materiale elaborato mediante tecnologia WLAN (wireless local area network).

A veicolare lo scambio di informazioni intervengono quindi le piattaforme digitali interoperabili (CSCW), che sponsorizzano il lavoro di team e la cooperazione tra esseri umani resa efficace mediante gli strumenti informatici, e in maniera preponderante i social network.


Considerati il fenomeno del momento, le reti sociali stanno realizzando una vera e propria rivoluzione antropologica. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le necessità tanto che grazie a reti come Linkedin, si può trovare lavoro e verificare l’attendibilità di un curriculum; con Faint Heart si possono creare opere d’arte corali; con classmates.com, il nonno dei social network, si possono rintracciare i vecchi compagni di classe e chi più ne ha più ne metta.

Nuovi sviluppi stanno investendo in maniera sempre più invasiva la progettazione e la produzione in architettura: si tratta della tecnologia domotica (neologismo derivato dalla fusione di domus e informatique) ossia l'applicazione delle tecnologie informatiche per l'automazione degli “ambienti domestici”, termine che non comprende più solamente la classica abitazione, ma anche uffici, negozi ed edifici di dimensioni maggiori come una scuola, un aeroporto o un ospedale. Queste tecnologie si propongono l’obbiettivo di coniugare sicurezza, comfort alberghiero e contenimento dei consumi integrandosi bene con uno spettro di nuove tecnologie che per tradizione riguardano altri domini applicativi; la vasta diffusione di dispositivi mobili (cellulari, PDAs, etc…) unita con lo sviluppo di nuovi modelli architetturali basati su Internet, consente di immaginare lo sviluppo di applicazioni in grado di controllare da remoto l'intero ambiente domestico, attraverso interfacce utenti semplici ed intuitive.
Infine, per ciò che riguarda il cosiddetto entertainment, la domotica promette innovazioni enormi; sarà possibile collegare tra loro impianti Hi-Fi, TV, DVD, console per videogiochi, database contenenti films ed orchestrare le attività da svolgere durante il proprio tempo libero.




La diffusione di queste tecnologie deve ancora superare forti limiti: la carenza di uno standard universale rende scarsamente interoperabili i consorzi aziendali diversi costringendo così l’utente a scegliere ed affidarsi una volta per tutte ad un unico sistema per poter beneficiare della tecnologia. Ulteriore limite è la complessità delle interfacce macchinose e complesse che restringono il papabile numero degli utenti ad una riservata elite: a tale scopo in fase di sviluppo un progetto che ha l'obiettivo di realizzare un'infrastruttura, in grado di controllare l'ambiente domestico attraverso l'interpretazione del linguaggio naturale. Infine anche gli scarsi investimenti rallentano il processo di innovazione di questi potenziali mezzi d'automazione.

Come dicevo le tecnologie della domotica rivoluzioneranno la progettazione architettonica: il progetto di una casa intelligente richiede il coinvolgimento dell’utente finale, con cui occorre definire obiettivi ed esigenze dell’abitare con tutte le sue varie implicazioni aventi carattere sociologico, psicologico e simbolico. Questo produce uno scambio informativo che consente al committente di essere parte attiva nel processo di realizzazione della sua abitazione, nonchè di essere a conoscenza delle funzionalità sempre più avanzate dei sistemi domotici rispetto alle effettive funzionalità da lui richieste in termini di servizi.

Secondo alcune ricerche (Labdom, 2002), lo sviluppo di internet a velocità maggiori, inoltre, potrà dare un grande impulso allo sviluppo della domotica. Negli Stati Uniti, per esempio, si sta sviluppando una vivace offerta di reti telematiche da casa, cosa che peraltro inizia già a diffondersi anche in Europa. Gli sviluppi maggiori del networking domestico potrebbero venire da soluzioni basate sull'utilizzo della rete elettrica e delle onde radio, perché solo con mezzi di questo tipo sarà possibile collegare i diversi dispositivi domestici che, in futuro, potranno integrare al loro interno un browser internet "embedded" . La diffusione di connessioni permanenti a banda larga con tariffe flat a basso costo aprirà nuove frontiere per il telelavoro, diffonderà l'utilizzo di servizi multimediali e di intrattenimento, favorirà lo sviluppo di servizi di telegestione e telecontrollo, nonché di home banking ed e-commerce.

La critica si è divisa in due schieramenti opposti: quelli contrari ai processi di automazione sottolineano i limiti che potrebbero essere posti alla libertà personale, nonchè i rischi di intrusioni indesiderate nei dispositivi che governeranno le abitazioni domotiche e infine l' alienazione dell'individuo sempre più dipendente dalle tecnologie e chiuso in una realtà alternativa. Quelli favorevoli, al contrario, enfatizzano le grandissime potenzialità che i sistemi domotici possono sviluppare nelle abitazioni, contribuendo ad un generale miglioramento della qualità di vita.

In definitiva, anche il mattone continuerà a governare l'edilizia, la progettazione si sposterà sempre più rapidamente verso queste nuove tecnologie d'automazione.


fonti cartacee:

Margherita Zannoni e Roberta Scorranese, @amici in rete, in "Focus", 199 (maggio 2009), pp. 52-60.

wired n°1 aprile 2009

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